Ritorno a capo automatico Ritorno a capo automatico scultura litica zooantropomorfa acheuleano evoluto Italia meridionale
PALEOLITHIC ART MAGAZINE

EUPOPA



UNA SCULTURA LITICA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DELL'ACHEULEANO EVOLUTO DELL'ITALIA MERIDIONALE.

Pietro Gaietto


Le ricerche sull'origine dell'arte sono iniziate con Jacques Boucher de Perthes nei primi decenni dell'800. I primi reperti di Boucher de Perthes erano sculture antropomorfe e zoomorfe (o presunte tali) in selce. I suoi studi hanno prodotto dei seguaci che sono stati molto attivi, sia nella ricerca, sia con pubblicazioni: nella prima metà del '900 erano A. Thieullen, W.M. Newton, J. Dharvent; nella seconda metà del '900 A. Juritzky, O. Menghin, A. Rust, G. Steffens, Ph. Héléna, W. Matthes. Tra questi ci sono anch'io, ma devo precisare che ho iniziato le mie ricerche senza sapere nulla dei miei predecessori. Successivamente ho trovato le pubblicazioni di questi illustri ricercatori nelle principali biblioteche dell'Europa occidentale e di New York; mentre in tutti i libri di "Introduzione al Paleolitico", che sono stati pubblicati nella seconda metà del '900, non ho trovato accenno a scultura del Paleolitico inferiore e medio. Anche nel Web, a tutt'oggi, non c'è traccia di scultura del Paleolitico inferiore e medio, se si esclude il sito del Museo delle Origini dell'Uomo, da me fondato, e questo sito di Paleolithic Art Magazine.

Quasi tutti gli studiosi accademici più consapevoli di arte paleolitica, tra il 1940 e il 1960, hanno affermato che le sculturine femminili (Veneri) e i dipinti zoomorfi in grotta del Paleolitico superiore si presentano come arte matura e in tanti stili differenti, che non possono essere considerati l'origine dell'arte; ipotizzando di conseguenza che vi fosse un'arte più antica.... ancora da trovare! Tuttavia, pochissimi di questi studiosi si sono preoccupati di svolgere un'indagine tra le sculture in pietra del Paleolitico inferiore e medio scoperte nella prima metà del '900. Chi lo ha fatto, evidentemente, ha svolto un'analisi superficiale, che si è risolta con la generica dichiarazione che "la scienza deve essere prudente", ma che in realtà ha dimostrato lo scarso desiderio di risolvere il problema delle origini dell'arte.

Oggi, tra i paletnologi anziani, il ricordo si è spento; i giovani paletnologi, invece, non ne sanno nulla, in quanto la scultura del Paleolitico inferiore e medio non è presente nei testi scolastici. Per un rilancio della ricerca sulle origini dell'arte, è necessario che i giovani paletnologi, cioè coloro che conoscono le tecniche di lavorazione degli utensili litici paleolitici, si occupino di scultura del Paleolitico inferiore e medio, perchè è proprio la conoscenza delle tecniche di lavorazione a permettere di stabilire se una scultura antropomorfa o zoomorfa è vera, oppure falsa, cioè casuale.



FIG.1 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO

Vista laterale anteriore (lato A e lato B). Misure : largh. cm 9,2, alt. cm 5,8, spessore cm 5,5, peso kg 0.300. La scultura raffigura una testa umana (lato A a sinistra) e una di mammifero (lato B a destra) unite per la nuca. È ricavata da un nodulo di selce che presenta tracce della scorza originaria, mentre la zona chiara, tra il naso e il mento, è il colore interno della selce. L'occhio è in comune alle due teste (vedere anche disegno Fig.8) Il tipo umano raffigurato è simile a un presapiens. È attribuita all'Acheuleano evoluto.


La scultura zooantropomorfa che presento (Fig.1) è ricavata da un nodulo di selce, che ha abbondanti tracce della scorza originale; ma tuttavia, non è da meno di altre sculture che sono completamente lavorate da ogni parte, in quanto il risultato finale è uguale.
Le presenza di questa scorza sulla scultura, al primo approccio, può creare qualche difficoltà di interpretazione, ma se si vuole capire veramente queste sculture, bisogna analizzare tutti i tipi, esattamente come con gli utensili litici, dove ci sono quelli tipici e "belli", e quelli atipici, e "meno belli", cioè quelli che al profano non sembrano neanche utensili.

L'analisi di questa scultura è divisa in 22 punti:

- tipologia della raffigurazione
- luogo di reperimento
- difficoltà di interpretazione
- cronologia
- tipologia della prospettiva
- antropologia fisica
- testa dell'animale
- l'occhio
- noduli e ciottoli di selce
- tipologia della tecnologia
- il colore all'interno della pietra
- fluitazione
- ritratto intenzionale
- composizione e forma
- tipologia dello stile
- religione
- bifrontismo
- divinità zoomorfa
- culti
- riti
- simbolo
- estetica


TIPOLOGIA DELLA RAFFIGURAZIONE
Questa è una scultura litica zooantropomorfa bifronte, in quanto raffigura unite una testa umana e una di animale con un'unica nuca. Nell'Acheuleano evoluto esistono anche sculture antropomorfe bifronti, che raffigurano unite due teste umane con un'unica nuca.

LUOGO DI REPERIMENTO
Questa scultura proviene da Rodi Garganico nel promontorio del Gargano (Provincia di Foggia, Italia). È stata reperita in un giacimento alluvionale, unitamente ad utensili in selce di varie fasi culturali, e in grande quantità, trasportati alla rinfusa dalle acque.

DIFFICOLTÀ DI INTERPRETAZIONE
Nei manufatti paleolitici l'interpretazione riguarda ciò che si vede, e ciò che non si vede.
Analizziamo ciò che si vede, risalendo all'origine delle prime scoperte scientifiche.
Jacques Boucher de Perthes portò all'attenzione del mondo scientifico le sculture in selce e gli utensili del Paleolitico inferiore e medio, e anche utensili di periodi successivi. Come è noto, prima che Boucher de Perthes morisse, la scienza acquisì solo alcuni tipi di utensili, e non si pronunciò sull'arte.
Boucher de Perthes fece per tutta la sua vita, come usa dire oggi, una "campagna promozionale" per le sue scoperte, in quanto trovava grosse resistenze per l'accettazione, sia delle sculture, che degli utensili. Oggi è cambiato tutto; i paletnologi presentano gli utensili paleolitici senza timore di essere smentiti. Un utensile esposto in un museo, o pubblicato in un libro con didascalia viene accettato dal pubblico, ma non sempre, anzi, quasi mai, è capito.
Molte volte ho sperimentato, anche con persone di cultura, che tuttavia non conoscevano gli utensili paleolitici, che mettendo loro in mano un raschiatoio o una lama levalloisiana, erano increduli nel considerarli utensili umani.
Esperimenti che invece ho fatto con le sculture del Paleolitico inferiore e medio, in occasione di numerose mostre, hanno dimostrato che la persona di cultura capisce meglio una scultura che un utensile. Con la fotografia, le difficoltà di interpretazione per la scultura ci sono, e sono diverse, ma la prima difficoltà è il pregiudizio volto al rifiuto. Se l'osservatore non ha interesse al problema delle origini dell'arte, in una scultura vede una pietra casualmente antropomorfa o zoomorfa e niente altro.
Il mio consiglio a chi è veramente interessato alla scultura è quello di fare ricerca nei giacimenti paleolitici di superficie (in Europa sono migliaia), e troverà certamente, come trovo anch'io.
Lo stesso discorso vale anche per gli utensili. Ho cominciato a capire gli utensili trovandoli nei giacimenti di superficie.
L'utensile va roteato in mano come una piccola scultura.
Questa scultura di Rodi Garganico (Fig. 1 e seguenti) è una delle più difficili da interpretare, ma anche una delle più interessanti.



FIG.2 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Vista laterale posteriore (lato B e lato A) La testa di mammifero (lato B) è quasi interamente scheggiata, mentre quella umana (lato A), essendo in vista semifrontale, da questa parte non è stata lavorata, ed è rimasta la scorza del nodulo. La testa di mammifero ha da questa parte, e sulla punta del muso, un'asportazione di materiale dall'alto verso il basso, che si vede anche nell'altra fotografia (Fig. 4), che fa pensare sia più probabile la raffigurazione di una testa di ruminante, piuttosto che quella di un leone.


CRONOLOGIA
L'attribuzione all'Acheuleano evoluto si basa sull'affinità della tecnica di lavorazione (cioè della tecnologia di distacco delle schegge per dare la forma desiderata) che è stata attribuita agli utensili litici trovati nella zona dai paletnologi nel corso delle ricerche della seconda metà del '900. Si basa anche sulla datazione attribuita al tipo umano raffigurato, sulle affinità tipologiche attribuite ad altre sculture di questa fase culturale, e sulle affinità della lieve fluitazione con quella di utensili tipici trovati associati. Nel Gargano, l'Acheuleano evoluto o finale si è sviluppato durante la glaciazione del Riss e prima di 350.000 anni fa. Quindi questa scultura non è più antica di questa data.

TIPOLOGIA DELLA PROSPETTIVA
La testa umana deve essere vista in prospettiva semifrontale. La testa di mammifero può essere vista da tre parti: da un lato, dall'altro lato, e di fronte.

ANTROPOLOGIA FISICA
La testa umana (Fig. 1, lato A) è priva di fronte, o almeno ha fronte sfuggente. Il naso inizia dalla zona della bocca, ed è al centro della faccia che è larga. La faccia è frontale e semifrontale. Ha il mento, ma sembra che abbia pure la barba, e questo si desume anche guardandola da sotto, dove si vede tutta la forma della mandibola.
La mandibola è scavata sotto (Fig. 3, lato A), sia per essere evidenziata, sia per dare uno stacco dalla testa dell'animale che è unita per la nuca.
Questo tipo umano è simile per larghezza della faccia, per il mento e forse la barba, al "presapiens" raffigurato nella scultura di Maribo, descritta in questa rivista in "Una scultura litica antropomorfa bifronte del Paleolitico inferiore della Danimarca".
Generalmente si attribuisce Homo erectus (che è privo di mento) all'Acheuleano evoluto, però è necessario tenere presente che nell'Acheuleano evoluto, che è durato circa 300.000 anni, non ci sono reperti scheletrici umani, quindi è ipotizzabile, e per me credibile, che si siano formati degli uomini di tipo presapiens con mento, altrimenti il mento non sarebbe stato raffigurato in questa scultura, come neppure in quella di Maribo.



FIG.3 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Faccia Umana (lato A) Per capire il tipo umano, che considero un presapiens, è necessario guardare quattro fotografie, il che corrisponde quasi alla roteazione della scultura in mano: - vedere il profilo laterale della testa (Fig. 1 lato A), - vedere questa faccia frontale (Fig.3), - vedere la faccia o testa semifrontale (Fig.10, che è stata dipinta per sperimentazione), - vedere la vista di sotto (Fig. 5 lato A), che mette in evidenza la forma della mandibola e del mento. Probabilmente è la raffigurazione di un uomo con barba. È una scultura accuratamente lavorata, ma una parte della faccia, che è poco influente, dato che la prospettiva è semifrontale, conserva la scorza originale del ciottolo di selce.


TESTA DELL'ANIMALE
Nella scultura del Paleolitico inferiore e medio le raffigurazioni di teste di animali sono molto rare rispetto a quelle di teste umane.
Le sculture di teste di animali singole o bifronti, che sono poche, raffigurano grandi mammiferi (bovini, equini, felini) o uccelli, quindi, data la frammentarietà, non è possibile determinare tipologie.
Nei mammiferi con le corna, queste non vengono raffigurate, così come non vengono raffigurate le orecchie, sia nell'uomo che nell'animale, e i piedi nelle sculturine femminili (veneri) del Paleolitico superiore. Quindi, se non ci sono le corna viene a mancare un indizio importante, per attribuirli a una specie piuttosto che a un'altra.
In oltre quaranta anni di ricerche su un gran numero di reperti sono riuscito con una certa precisione a identificare attraverso la testa i vari tipi umani raffigurati in scultura, anche quando vi è deformazione stilistica; ma sulle teste di animali, posso dire poco, in quanto sono scarsamente documentato.
La testa di mammifero (Fig. 1, lato B), comunque, potrebbe essere una testa di leone con bocca chiusa e muso stilisticamente allungato; ma potrebbe anche essere un ruminante senza le corna. Le questioni come questa potranno essere risolte il giorno in cui si troveranno altre sculture di questa tipologia. Quel giorno probabilmente verrà quando i paletnologi avranno esaurito il loro interesse per gli utensili, ed inizieranno a fare ricerche sulla scultura. Penso e spero che per loro sarà entusiasmante, come lo è stato e lo è tuttora per me. Il materiale non manca, e non è difficile da trovare, basta cercarlo.

L'OCCHIO
Il nodulo di selce di questa scultura, prima di essere stato adoperato dall'uomo, ha avuto una formazione in due stadi, in quanto si è formata prima una scorza totale, e poi una seconda scorza (ugualmente dura) da riempimento di terra in due avvallamenti del nodulo sopra la scorza precedente. L'uomo che ha fatto la scultura ha trovato il nodulo in queste condizioni.
Nella fotografia (Fig.1) si vede la seconda scorza a forma di mandorla (vedi anche disegno Fig. 8), che sembra un occhio in comune, sia alla testa umana, che a quella di animale.
Nelle sculture antropomorfe bifronti di epoche storiche, e nell'etnografia, l'occhio in comune per due teste è frequente.
Nel caso di questa scultura si può ipotizzare che la forma a mandorla della seconda scorza sia stata adoperata come occhio, esattamente come sono state adoperate altre forme del nodulo.
Indubbiamente, l'occhio è un arricchimento di questa raffigurazione, perchè in genere esso è costituito da un avvallamento scheggiato, che definisco zona orbitale.
Nelle sculture in selce l'occhio è sempre stato difficile da raffigurare per motivi tecnici, mentre venivano evidenziate meglio altre parti della faccia e della testa.
Nella fotografia (Fig.2), in un altro avvallamento del muso dell'animale vi è l'altro riempimento della seconda scorza, che tuttavia non ha nessuna influenza sulla raffigurazione. Comunque, questa visione è il retro della scultura, e si può considerare di secondaria importanza, anche se il muso dell'animale è più lavorato da questa parte che dall'altra.




FIG.4 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Muso dell'animale (lato B). La testa di questo animale è più stretta di quella umana, di cui si vede la scorza chiara del nodulo di selce, che appartiene alla testa umana. La modellazione di questo muso scolpito è di alta qualità tecnica, se si considera la sequenza delle asportazioni della selce con un percussore di legno o di osso, in quanto è completamente arrotondata.


NODULI E CIOTTOLI DI SELCE
I noduli di selce possono essere piccoli o grandi, e hanno forme bizzarre.
I ciottoli di selce sono generalmente piccoli, sono allungati e più stretti che rotondi, e la loro forma è dovuta al rotolamento per l'azione delle onde marine sulle spiagge.
Sia i noduli che i ciottoli di selce hanno una scorza rugosa e opaca, che è meno dura del loro interno. Le zone dove si trova la selce in Europa possono essere con soli noduli, o con soli ciottoli, oppure, come nella zona intorno a Rodi Garganico, sia con noduli che con ciottoli.
Negli anni dal 1940 a 1960 nei libri di "introduzione al Paleolitico", sulla scia della risonanza di sculture scheggiate trovate nei cinquanta e più anni precedenti, si faceva spesso riferimento a "noduli con forme naturali antropomorfe o zoomorfe che l'uomo ritoccava per perfezionarne la forma", e c'era anche qualche fotografia, anche se venivano considerate forme dubbie. Questi concetti erano facili da accettare per lo sprovveduto, ma erano privi di ogni fondamento logico. Infatti la scultura, come gli utensili, è inserita in tipologie molto rigide, dove ben poco è affidato al caso.
Sull'uso dei noduli e dei ciottoli darò mie ulteriori interpretazioni qui di seguito, nella parte che riguarda la "tipologia della tecnologia"




FIG.5 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Vista di sotto (Lato A e lato B) Il lato A è la mandibola del presapiens, mentre il lato B è la parte frontale della testa del mammifero. La mandibola è incavata di 5 millimetri nella parte centrale. Tutta la superficie della selce, che si vede in questa fotografia, è stata lavorata, e tutti i bordi hanno un'ininterrotta asportazione di selce della larghezza da 3 a 7 millimetri in perfetto stato di conservazione, salvo alcuni colpi da rotolamento alluvionale.


TIPOLOGIA DELLA TECNOLOGIA
La tecnica di lavorazione per la fabbricazione di questa scultura è tipica dell'Acheuleano evoluto come quella che ho descritto per la scultura antropomorfa bifronte di Maribo (Vedi, in questa rivista, Una scultura litica antropomorfa bifronte del Paleolitico inferiore della Danimarca). La particolarità di questa scultura (che pubblico proprio per questo motivo) è quella di essere stata ricavata da un nodulo di selce con forma bizzarra, dove appare buona parte della scorza originaria: al profano potrebbe sembrare una scultura la cui forma è conseguenza della forma precedente, e quindi negativa (almeno sotto l'aspetto della qualità), se non ci si rendesse conto che il risultato finale è quello voluto.
Anche negli utensili è possibile trovare gran parte della scorza originaria del nodulo o del ciottolo, però, se lo si analizza bene, l'utensile è perfetto.
La scelta della pietra per forma e dimensione per fare sculture o utensili è parte integrante della tecnologia; cioè, è la prima fase dell'idea da sviluppare.
È riconosciuto che, per fare un utensile bifacciale (Fig. 7), l'uomo sceglieva il ciottolo più adatto per forma e dimensione, tale che gli bastasse scheggiare in parte per renderlo appuntito e tagliente, conservando intatta la parte da impugnare che trovava giè fatta. Quindi, avendo un disegno mentale preordinato, come avviene anche oggi per ogni lavoro.
Lo stesso discorso vale anche per le sculture: infatti, dove c'era la possibilità di trovare noduli di selce con delle forme che potevano abbreviare il lavoro, questi venivano adoperati, ma il risultato finale nella raffigurazione antropomorfa o zoomorfa era uguale, come se la scultura fosse stata ricavata da un ciottolo dove questa possibilità non c'era, e quindi il lavoro avrebbe richiesto più tempo.
I dettagli di lavorazione di questa scultura sono descritti nelle didascalie delle fotografie.

IL COLORE ALL'INTERNO DELLA PIETRA
In questa scultura (da Fig. 1 a Fig. 6), la scorza del nodulo di selce è colore nocciola chiaro; mentre la selce scheggiata sotto la scorza è di colore marrone scuro. La selce all'interno del nodulo ha varie tonalità di colore tra cui prevale il grigio chiaro.
L'uomo che ha fatto la scultura non sapeva che all'interno avrebbe trovato un altro colore. Personalmente, dato che studio la scultura da anni, non do importanza al colore, cioè ai vari colori che può avere una stessa scultura di selce, in quanto mi interessa soltanto la forma. Chi, invece, vede in fotografia una scultura in selce con vari colori resta disorientato; e c'è anche chi, non conoscendo la tecnologia di fabbricazione, è portato a vedere nei colori delle figure che non esistono, che non sono state volute, che inoltre sono disturbanti per capire la vera raffigurazione, che è la forma scolpita.
In fotografia, i colori che erano all'interno del nodulo, che nella scultura sembrano macchie, le vediamo noi, come le vedeva l'uomo dell'Acheuleano e, quindi, se sono disturbanti per noi, probabilmente lo erano anche per gli uomini che l'hanno fatta, e che la usavano nei loro riti.
In giacimenti acheuleani è stata trovata ocra rossa; però non sono state trovate sepolture. L'uomo di Neanderthal usava ocra rossa per colorare i defunti; quindi si può ipotizzare che l'uomo dell'Acheuleano potesse colorare le sculture con ocra rossa, dato che non sappiamo che uso faceva di quell'ocra.
Per questo, presento le fotografie di questa scultura (Fig. 9 e 10)colorate provvisoriamente con una pittura lavabile, per evidenziare la forma, per due motivi: uno perchè la forma della scultura in fotografia risulta disturbata dai vari colori della selce, e l'altro per immaginare visivamente come poteva essere, dipinta di ocra rossa.



FIG.6 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Vista dall'alto (lato A e lato B) È una FOTOGRAFIA "TECNICA" come quella precedente (Fig. 5). La vite di ferro è un supporto per tenere la scultura in posa. La vite in ferro in punta coincide con la parte inferiore dell'occhio, costituito da una seconda scorza sul nodulo; la foto fa capire che nella scultura l'occhio è in posizione obliqua. In questa fotografia si vede tutta la scorza del nodulo di selce che è rimasta, mentre la zona chiara tra il naso e il mento è il colore interno della selce. Come si può vedere dalla centralità del mento, la testa umana è fatta in prospettiva semifrontale. Nel disegno (Fig. 8) la vista di sotto, che corrisponde anche alla vista di sopra (fig.6), è divisa da dei puntini per evidenziare che la testa dell'animale è scolpita in posizione laterale e frontale, mentre quella umana è scolpita in prospettiva semifrontale.


FLUITAZIONE
I manufatti paleolitici che si trovano in giaciture secondarie, generalmente vi sono stati portati alla rinfusa dalle alluvioni, oppure sono stati rotolati dalle onde marine. In Liguria, dove non esiste la selce e la pietra è meno dura, una lunga fluitazione può cancellare ogni traccia di lavorazione, sia sulle sculture, che sugli utensili, che diventano ciottoli. In questa scultura del Gargano, il rotolamento alluvionale deve essere stato breve, in quanto il danneggiamento da colpi con altre selci è modestissimo, e riguarda solo i bordi esterni che hanno piccoli colpi sui bordi arrotondati per scheggiatura umana.

RITRATTO INTENZIONALE
Di questa scultura zooantropomorfa di Rodi Garganico faccio riferimento soltanto alla testa umana, che ritengo un "ritratto intenzionale".
Ricordo che nella storia dell'arte i ritratti sono divisi in due tipi: fisionomici e intenzionali.
I ritratti fisionomici sono sculture o dipinti della persona che si vuol raffigurare; invece i ritratti intenzionali possono essere fatti altrettanto bene, ma non rappresentano mai la personalità di un individuo, e sono convenzionali; e mi riferisco ai periodi storici, come per esempio: Antico Egitto, Grecia arcaica, Medio Evo in pittura, ecc.
Nel Paleolitico il ritratto è soltanto intenzionale, e si può considerare tale, anche, nell'Acheuleano evoluto, dove, nonostante piccole deformazioni stilistiche, nella scultura antropomorfa vengono evidenziati particolari anatomici della testa del tipo umano raffigurato.

COMPOSIZIONE E FORMA
La testa umana (Fig.1, lato A) è più grande di quella dell'animale (Fig. 1, lato B), e questo certamente ha un significato, in quanto in natura la testa dell'uomo è più piccola di quella di un leone o di un bue. Anche la composizione di due teste unite per la nuca ha un significato (Vedi Bifrontismo). Questa scultura, come tutte le sculture paleolitiche, come anche le "Veneri senza piedi", non ha una base, come invece ha tutta la scultura dei periodi storici.

TIPOLOGIA DELLO STILE
Il linguaggio stilistico è più visibile nella testa umana, che in quella animale. È dalla vasta tipologia di teste umane in scultura che si desume la vastità degli stili. (Per una documentazione esauriente, vedi il sito del Museo delle Origini dell'Uomo).



FIG.7 UTENSILE BIFACCIALE ACHEULEANO

Proviene da Rodi Garganico (Prov. Foggia, Italia) Misure: largh. cm 5,5; alt. cm 5,2; peso kg 0,100. Ha la stessa tecnica di asportazione delle schegge della scultura che presento. Questo utensile di selce dell'Acheuleano evoluto è strettamente funzionale; è stata adoperata l'originaria forma del ciottolo, di cui si vede la scorza come impugnatura. La presenza di scorza residua si trova sia negli utensili, che nelle sculture di selce, in tutte le fasi culturali del Paleolitico inferiore e medio.


RELIGIONE
Ritengo sia un'ipotesi giusta collegare questa scultura zooantropomorfa bifronte alla religione del suo tempo, così come ad essa si dovrebbe collegare anche qualsiasi manifestazione artistica del Paleolitico.

BIFRONTISMO
Il bifrontismo è uno dei temi più sviluppati nello studio delle antiche religioni storiche; e, dato che questa scultura (Fig. 1 e Fig. 2) è bifronte, si può presumere tranquillamente che sia all'origine delle raffigurazioni bifronti delle epoche storiche.
Stesso parallelo si può fare con gli utensili litici (lame), che servivano per tagliare le pelli degli animali uccisi e i rami degli alberi; di esse si presume tranquillamente che siano all'origine dei coltelli e delle seghe.



FIG.8 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Questo disegno è ricavato dal profilo di due fotografie. Sono evidenziati l'occhio nel disegno in alto, mentre nel disegno sotto, che è il profilo della scultura vista di sotto, con la linea a puntini viene messa in evidenza la divisione a metà della scultura.
La faccia della testa umana (lato A), essendo raffigurata in prospettiva semifrontale, è sopra la riga a puntini, mentre il muso dell'animale (lato B) deve essere visto dai tre lati.


DIVINITÀ ZOOMORFA
Un culto collegato agli animali è presente nel Paleolitico superiore, ed è ben documentato dai numerosissimi dipinti zoomorfi in grotta; ma questi animali non erano divinità , e questo è dimostrato dal fatto che nell'etnografia i popoli con simile pittura non hanno idolatria.
L'indagine deve essere fatta con i popoli che hanno solo scultura, o prevalentemente scultura, nelle epoche storiche e nell'etnografia, e allora si vede che gli animali raffigurati generalmente rappresentano divinità .
Le piccole e poche sculture che conosciamo dei popoli con scultura e senza pittura, in Medio Oriente e in Europa, nel Mesolitico e nel Neolitico, sono prevalentemente antropomorfe, ma comunque consentono di tracciare un filo culturale diretto dal Paleolitico alle epoche storiche e all'etnografia.
La scarsità di reperti è dovuta al fatto che molto materiale è andato disperso, e anche alla breve durata di queste fasi culturali che, a seconda delle zone, hanno una durata variabile tra i 2.000 e i 4.000 anni. Anzi, in certe zone è difficile stabilire attraverso gli utensili se si tratti di Mesolitico o di Neolitico, mentre la continuità culturale attraverso le raffigurazioni di divinità in scultura è più affidabile, per esempio in Turchia, e in altre zone del Medio Oriente.
La testa di animale raffigurata in questa scultura (Fig. 1 e seguenti) è molto probabile che rappresenti una divinità, per tre motivi: 1) perchè è parte di una scultura bifronte, cioè di un'opera fatta per motivi di culto; 2) perchè nelle prime epoche storiche e nell'etnografia le sculture che raffigurano animali, anche singolarmente, generalmente sono divinità, 3) perchè è una raffigurazione in scultura, e non una raffigurazione in pittura, e l'idolatria è generalmente associata alla scultura .
Comunque sono sempre ipotesi, in quanto, nel Paleolitico superiore, sappiamo che i popoli con raffigurazioni zoomorfe in pittura, probabilmente collegate alla "magia", hanno mantenuto fino ai nostri giorni uno stadio primitivo, ma ignoriamo la loro origine, cioè se sono un "ramo culturale" che discende dai popoli con scultura del Paleolitico inferiore e medio.
Al contrario, per le sculture come questa, conosciamo la loro origine, la loro continuità ininterrotta per centinaia di migliaia di anni, e sappiamo che ciò che rappresentano è durato fino alle epoche storiche, e perdura ancor oggi in alcune regioni dell'Oriente civilizzato e nell'etnografia.



FIG.9 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO


Vista laterale anteriore come la fotografia iniziale: testa di presapiens (Fig. 1, lato A a sinistra); lato B, a destra, la testa dell'animale.
È stata colorata, sia per far vedere la forma senza i colori naturali, sia per simulare una ipotetica coloritura nell'Acheuleano con ocra rossa per uso rituale; ma rende anche l'dea di altre sculture realizzate in un tipo di pietra di un unico colore, in cui, per la fluitazione, non si vedono le tracce di lavorazione.


CULTI
In Europa e nel Mediterraneo antico, dalla Grecia arcaica ai Celti, ecc., dalle notizie scritte che abbiamo, i culti legati alle divinità bifronti variano da zona a zona, così come sono differenti i nomi delle divinità .
È pensabile che nell'Acheuleano evoluto, durato ben 300.000 anni, il culto legato alle sculture bifronti fosse differente.

RITI
La piccola scultura bifronte si manifestava nel rito, così come l'utensile litico si manifestava quando veniva adoperato.

SIMBOLO
Questa scultura di Rodi Garganico si ipotizza sia stata simbolo in almeno un rito di culto.



FIG.10 SCULTURA ZOOANTROPOMORFA BIFRONTE DI RODI GARGANICO

Vista semifrontale della testa umana (lato A a sinistra), che comprende anche la vista parziale della testa dell'animale. È colorata come Fig. 9. Tener presente che, in fotografia, i colori possono variare tra una foto e l'altra, per le variazioni di luce.


ESTETICA
Quando ci poniamo di fronte a una scultura del Paleolitico inferiore e medio analizziamo un'opera d'arte di un uomo che era molto diverso da noi. Se abbiamo una certa conoscenza delle tecniche di lavorazione della pietra, cioè di come l'uomo fabbricava gli utensili, riusciamo a capire come faceva a fabbricare la scultura, anche se con una certa approssimazione. Ovviamente, dobbiamo immedesimarci nella mentalità di un uomo di una fase culturale diversa dalla nostra.
Quando un etnologo entra nella tenda di un primitivo, se si siede in terra, si sporca i calzoni, e non se ne scandalizza, in quanto si adegua agli usi dell'uomo che sta studiando. Con l'arte paleolitica, l'atteggiamento dello studioso deve essere uguale. Invece, spesso, l'osservatore (cioè colui che spero diventerà uno studioso di scultura del Paleolitico inferiore e medio), pone ancora come metro di valutazione la qualità dell'arte storica e nostra contemporanea, cioè la sua centralità , e "superiorità " sull'arte paleolitica.
Gli ostacoli ad un avvicinamento all'arte del Paleolitico inferiore e medio sono molti; tra questi c'è la convinzione (generalmente inconscia) che l'arte è un prodotto individuale, e anche conseguenza di ispirazione dell'artista.
A mio avviso, l'arte paleolitica, come quella di ogni tempo successivo, deve essere vista come un prodotto che l'artista fa per gli altri, e, nel caso dell'Acheuleano, per il "mercato" spirituale del suo tempo.
Quindi, il nostro criterio di valutazione deve entrare nell'ambito del Paleolitico.


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