PALEOLITHIC ART MAGAZINE
EUROPA
LE RADICI DEL BIFRONTISMO
Licia Filingeri
Da sempre nella scienza coesistono
coppie antitetiche di due o più sistemi o atteggiamenti .
Uno dei primi, a nostra conoscenza, a teorizzare su questo fu Pitagora,
figura misteriosa di scienziato greco, che, secondo Diogene Laerzio
( Vitae philosophorum I, 12). "per primo ... usò il termine filosofia e per primo
si chiamò filosofo; nessuno è infatti saggio, eccetto la divinità".
Pitagora e la sua scuola avevano individuato dieci coppie di opposti fondamentali:1)
limitato, illimitato. 2) dispari, pari. 3) unità, molteplicità. 4) destra, sinistra.
5) maschio, femmina. 6) quiete, movimento. 7) retta, curva. 8) luce, tenebre.
9) bene, male. 10) quadrato, rettangolo. Peraltro, postulavano che questi opposti
fossero conciliati nel mondo da un principio di armonia.
Ma se la sostanza delle cose è il numero, le opposizioni tra le cose si riducono ad
opposizioni tra numeri, dato che , per Pitagora, il numero è arché della realtà,
principio della natura e della sua comprensibilità per l'uomo. Galileo diceva che il
mondo era scritto in caratteri matematici,quindi agevolmente comprensibile dalla nostra ragione,
Dal V secolo a.C., facciamo ora un balzo ai giorni nostri.
Gerald Holton, professore di Fisica e di Storia della Scienza, in anni recenti ha mostrato
come , superato il processo di validazione in auge fino al 1980, basato su criteri oggettivi
e razionali, sia importante rendersi conto che nuove intuizioni nel campo della storia e della
filosofia della scienza sono il portato della capacità di immaginazione dell'uomo di scienza.(cfr.Pohlen).
Holton afferma che "è sempre esistita un'altra coppia di antitesi o polarità...e precisamente
tra, da una parte, lo sforzo galileiano (o più propriamente archimedeo) verso la precisione e
la misurazione che purgasse la scienza pubblica e "obiettiva" da quegli elementi qualitativi che
interferiscono con il raggiungimento di un ragionevole accordo "obiettivo" tra i ricercatori, e,
dall'altra, le intuizioni, le fantasie, i sogni ad occhi aperti, e le posizioni aprioristiche che
costituiscono metà del mondo della scienza sotto forma di attività personale, privata, e
"soggettiva". La scienza è sempre stata spinta e rimbalzata tra queste forze contrarie e
antitetiche (G. Holton, 1973).
Il concetto di Bifrontismo appare esemplare del concetto di coppia antitetica , potendo anzi
illuminarci sulla sua origine.
Attualmente, esso ha un uso allargato rispetto al passato, e permea la nostra cultura in molti
settori: filosofico-esistenziale, musicale, stilistico, religioso, politico, economico, ecc.
Vediamone qualche aspetto più da vicino.
In poesia, lo ritroviamo tra le figure retoriche, quali la metalepsi ( nome greco che vuol dire
sostituzione, scambio), e il palindromo (parola o frase che si può leggere egualmente nei due
sensi, come mostra il perfetto "quadrato magico" , di Pompei , contenente la frase palindroma :
"Sator arepo tenet opera rotas","Il seminatore, col suo aratro, tiene con cura le ruote", poi
riferita al dio supremo che regge con saggezza l'universo , che si poteva leggere in verticale ed
orizzontale, da destra a sinistra e viceversa, tanto da essere considerata nel tempo magicamente
dotata di straordinari poteri).
Nel Chiasmo, che prende il nome dalla lettera "chi" dell'alfabeto greco, si ha appunto una forma
a croce, dato che gli elementi si dispongono in corrispondenza inversa, per cui ciò che è in alto
a destra corrisponde a ciò che è in basso a sinistra e viceversa.
Bifrontismo come coppia di opposti è un concetto apparentato con quello di simmetria,
in cui invece le due parti che si fronteggiano sono per l'appunto simmetriche, cioè perfettamente eguali.
Nella Grecia classica, in scultura, la perfetta, geometrica e matematica simmetria di proporzioni
delle parti opposte del corpo umano era alla base della disposizione tipica delle opere di Policleto.,
in cui il Canone individuava in tale equilibrio il supremo ideale di bellezza ed armonia.
Le proprietà matematiche della simmetria sono state studiate in tempi più recenti dagli psicologi della
percezione , che mira ad approfondire la maniera in cui si organizza il mondo fenomenico di ogni persona,
indagando le modalita' con cui l'individuo entra immediatamente in rapporto conoscitivo con l'ambiente in
cui vive, a cominciare dalla percezione visiva , per poi estendersi a tutti gli altri sensi ( v.Koffka,
1970; Vernon,1964).Alla psicologia della percezione si deve l'aver sottolineato l'importanza della
regolarità geometrica in campo psicologico ai fini della percezione, partendo dalla constatazione che dalla
simmetria deriva un vissuto di tranquillità; è probabile che da questo derivi l'importanza della simmetria,
soprattutto nel campo delle arti.
Limitandoci ora al campo delle arti visive,
proviamo a rifare succintamente qualche percorso , collegato al concetto di bifrontismo, per esempio in
riferimento alla rappresentazione della divinità.
Cominciamo con una importante civiltà del passato, che fece nelle arti visive un grande uso del bifrontismo,
e cioè i Sumeri. Il bifrontismo è frequente nelle raffigurazioni delle sue tavolette e dei cilindri, un
esempio per tutti: un'immagine bifronte, quella di Isimud, ministro della triade di
divinità An, En-lil, En-ki.
Spostiamoci nel tempo e nello spazio, presso un'altra grande civiltà, quella dei Greci.C'è un personaggio
della mitologia greca, Argo ,denominato anche Argus Panoptes ( cioè "che vede ogni cosa"), che viene raffigurato
come un cane dai cento occhi , che chiudeva solo a metà. quando dormiva. Alla sua morte, per mano di Hermes,
fu trasformato da Hera nella coda del pavone. Qui è presente la simmetria , sia a proposito dei favoleggiati
100 occhi per metà chiusi e per metà aperti, sia nel caso degli "occhi" che si si possono
ammirare sulla splendida
coda del pavone, quando fa la ruota.
In epoca più tarda, presso i Celti, troviamo
una doppia testa in calcare del III sec. a.C.
Segue il romano Janus (Giano), il cui culto nasce dalla constatazione dell'eterno passaggio da uno stato all'altro.
Per questo i suoi templi erano semplicissimi:un lungo corridoio, con un'entrata e un'uscita, entrare e uscire,
cominciare e finire, nascere e morire, gli eterni corsi e ricorsi.
La radice del suo nome allude al concetto di passaggio, come il verbo latino ire (andare),
il gaelico ya-tu (guado)
e il sanscrito yana (porta) .
Originariamente, nelle raffigurazioni storiche (sculture e monete), delle due facce di
Giano, una era barbuta e
l'altra no, forse simbolo di sole e luna.
Nel secondo secolo a.C., sulle monete, verrà raffigurato con 4 facce,
Plinio il Vecchio( 23-79 d.C.)lo rappresenta come un dio
solare a due facce .
Macrobio ( IV sec d.C) nei Saturnalia dice che Gennaio (Januarius) è dedicato a Giano, dio con due facce in
quanto fuso con Artemide (Jana, cioè Diana, corrispondente a Diana Trivia e ad Ecate triforme), cioè
raffigurazione di sole e luna (chiamata infatti da
Varrone (116-27 a.C.)Iana Luna. Varrone sostiene che Janus
era il dio del cielo, praticamente identificato con Juppiter ).Macrobio ricorda poi che il dio è il
guardiano della terra e delle strade, come Diana Trivia è la guardiana dei crocicchi.
Janus o Dianus, come rammentato anche da Frazer (1910), era all'origine il doppio di Jupiter.
Janus sarebbe il doppio di Jana (come Dianus di Diana), derivando i loro nomi dalla medesima radice ariana DI,
che significa risplendente di luce.
Cicerone(106-43 a.C.) nel De Natura Deorum, ricorda che Janus
era chiamato Eaunus, da eundo, ( gerundio di ire, che in latino significa andare, quindi "andando", perché
Giano è sempre in movimento, proprio come il fenicio serpente Uroboro. il serpente che si mangia la coda,
simbolo di eterno ritorno degli stadi dell'esistenza).
La leggenda dice anche che Janus, o Giano, di origine divina, avrebbe regnato sul Lazio, istituendo per primo
i riti religiosi e dando inizio alla costruzione dei templi.
Di conseguenza, era il patrono dei Collegia Opificum e Fabrorum, istituiti sotto il regno di Numa e in suo
onore le corporazioni degli artigiani romani celebravano le due feste solstiziali, essendo protettore di ogni
inizio e iniziatore della civiltà .
L'allegoria della doppia faccia e della doppia fronte è stata interpretata in vari modi. Viene collegato al
dono della scienza del passato e del futuro, fattogli da Saturno, da lui ospitato durante la persecuzione da parte
di Giove. Secondo altre interpretazioni, dato che il mese di gennaio (Januarius) prende nome da Janus e a lui è
dedicato, la doppia fronte che connota le erme del dio simboleggerebbe la visione dell'anno trascorso e di quello
che sta iniziando.
Da questo all'essere il custode delle porte (Ianitor , da ianus, in latino porta) e di ogni passaggio , quindi di
ogni inizio ( anno, mese, giorno, comunque qualsiasi incipit) il passo è breve. In quanto divinità solare, Giano
aveva il controllo delle Porte del Cielo (Januae caelestis aulae) aperte all'alba ( Oriente) e chiuse al tramonto
(Occidente) dal Sole che vi transitava col suo carro splendente, così come all'inizio e alla fine dell'anno
solare.Le sue due facce rappresentano quindi le due porte dei cieli, i punti in cui il sole sorge e tramonta
Era pure simbolo dell'aprire e chiudere ogni anno le Porte Solstiziali , attraversando le quali il Sole inizia
i suoi percorsi ascendente e discendente.In certe rappresentazioni Janus ha un volto virile, con la barba, e
un volto femmineo, probabilmente in rapporto al significato simbolico di Sole e Luna espresso dalla coppia
Janus-Jana o Diano-Diana. Le due facce, barbuta-anziano e imberbe-giovane, alluderebbero anche al suo presiedere
lo scorrere del tempo.
La duplice faccia di Janus si sarebbe poi prestata ad essere una allusione alla concezione platonica dell'anima
umana: nel volto giovane si potrebbe vedere l'aspetto divino dell'anima, attratta verso la divinità e splendente
di celeste bellezza; in quello vecchio, si vedrebbe la caducità delle vicende umane e terrene , soggette al divenire,
e di conseguenza destinate ad involuzione.
Tuttavia, le rappresentazioni più antiche del bifrontismo risalgono al Paleolitico.
L'attribuzione si deve a
Pietro Gaietto (1974) che nel descrivere l'arte del Paleolitico,
la collega alle religioni del tempo, considerandola strumento per culti e riti, connettendola
alle successive rappresentazioni artistiche dei popoli post-paleolitici e storici, quali i Babilonesi,
i Fenici, i Traci, i Celti, i Galli, gli Egizi, i Greci, i Romani, ecc., ricche di raffigurazioni di divinità
con due o più teste, con uno o più occhi, esseri dalle fattezze umane con teste o parti del corpo di animali.
Prescultura antropomorfa
bifronte (Lungh. cm. 8,5,
Tortona, Alessandria, Italia). Raffigura due teste umane unite per la nuca. Ha una notevole deformazione
stilistica. L'occhio o la zona orbitale sono ricavati da una profonda incisione. E' un poco levigata per
fluitazione. E' attribuita all'Acheuleano.
Gaietto considera il bifrontismo di Giano come un vedere da ogni parte, cioè l'onniveggenza propria degli esseri
solari. Lo studioso precisa che uno studio sulle religioni collegabili alla scultura antropomorfa del Paleolitico
deve necessariamente fare dei parallelismi con le religioni storiche che avevano un'arte con tipologia simile,
come il Giano bifronte.
Sopra e sotto: Scultura (Alt.cm. 30, Voltri, Genova, Italia).
Raffigura due teste di Homo sapiens neanderthalensis. L'abbinamento è costituito da mezza testa in visione frontale
con sguardo orizzontale "A" e da mezza testa in visione laterale con sguardo verso il basso "B".
Pur considerando una certa deformazione stilistica, nella visione laterale "A" si vedono tutti i particolari della
faccia di un Neanderthaliano vivente. Lo sguardo verso il basso "B", raffigura il defunto oppure il teschio.
Secondo il mio punto di vista, il bifrontismo si manifesta fin dai primordi come raffigurazione visiva,
nello stesso tempo constatazione e celebrazione di coppie di opposti, a cominciare dal duplice aspetto di
fatti naturali ( vita-morte, maschio-femmina, giorno-notte, sole-luna, benefico-nocivo, bagnato-asciutto ecc),
individuato e celebrato attraverso le raffigurazioni in scultura.
Scultura antropomorfa bifronte
(Lungh. cm. 9, Borgio Verezzi, Savona, Italia). Raffigura due teste umane unite per la nuca,
ma non sullo stesso asse. La testa a sinistra raffigura Homo sapiens sapiens. E' molto espressiva.
E' in travertino, cioè pietra tenera, e i buchi degli occhi sono ottenuti per roteazione.
Parallelamente, anche gli utensili "celebrano"
lo stesso concetto, e la loro rappresentazione più perfetta e compiuta si ha in quelle che, non a caso, gli
studiosi di preistoria chiameranno poi bifacciali (amigdale), alludendo con questa
terminologia proprio alla loro
duplice faccia, lavorata dall'artigiano/artista paleolitico a tutto tondo ( sia pure a
scopo puramente utilitario).
Scultura litica bifronte (Lungh. cm. 10, Tortona, Alessandria,
Italia). Difficile stabilire se raffiguri due teste umane o due di animali uniti per la nuca. La deformazione stilistica è
per allungamento orizzontale. E'fluitata dal rotolamento in modo molto lieve. Acheuleano evoluto.
La "doppia faccia"si è poi perpetuata nei tempi, come tipo ben preciso di raffigurazione, codificato nell'aspetto
iconografico, ma pronto con estrema elasticità ad accogliere -come contenitore- le proiezioni di ogni tempo,
ideologia e cultura, con una particolare enfasi per quanto riguarda i fatti che hanno a che fare col divino,
in quanto la duplicità è comunque inquietante, e riecheggia poteri soprannaturali.
Va ancora ricordato come l'origine del bifrontismo, oltre ad essere stata presumibilmente suscitata dalle
numerose coppie di opposti che la natura incessantemente propone e mostra, vada pure ricondotta a meccanismi
intrapsichici di splitting che, in misura non eccessiva e adeguata alla fase, si riscontrano nel normale
processo di sviluppo dell'essere umano.Ci si riferisce precisamente a quella che Melanie Klein
(1952) ha individuato come fase schizo-paranoide nello sviluppo del bambino, in corrispondenza
con la percezione di oggetti parziali , verso i 3-4 mesi di vita (v. Klein, 1921-1924 , per la
definizione di oggetti interni).
"We can suppose that man, after a long foetal preparatory life of millions of years, or
perhaps shorter,at the light of the quantavolutionnist theories ( de Grazia, 1981), in
that with complex gestation was developed his Self, just so "human", both,like the foetus,
at neuro-physiological (Mancia, 1981) and at psychological level,
( Raskowsky, 1977), has found one of the first forms of expression and communication of
internal objects of himself, just in the tools and art creation"
(Filingeri,1984).
.
Otto Rank, nella sua opera Il doppio , collega il doppio all'emergere delle più
profonde angosce di distruzione dell'Io , quindiin connessione con la morte;
nell'improvviso
pararsi innanzi a noi di un sosia (il nostro "doppio"),
il rimosso riemerge con violenza,superando
gli sbarramenti della censura, e l'Io viene sopraffatto dall'angoscia.
Il duplice, quindi, è legato a qualcosa che ci sopraffà, come si diceva ,
e questa intuizione
di Rank rafforza l'ipotesi precedentemente indicata, secondo cui i nostri più antichi
progenitori hanno
identificato la duplicità con l'inqiuetante, di conseguenza col soprannaturale, quindi
con lo spirituale, e poi, presumibilmente, con l'immagine di una divinità.
Freud riprenderà il concetto del doppio di Rank nel suo saggio sul Perturbante,
heimlich/unheimlich , contrapposizione tra quanto ci è familiare e quanto
ci è estraneo,
perturbante, appunto.
Ai giorni nostri, nelle nostre culture, la figura bifronte continua ad esercitare
un suo
fascino, anche nelle arti visive. Un esempio per tutti, e proprio da una località così
lontana da quelle in cui in passato si è sviluppata massimamente la cultura del bifronte:
a Clyde River (isola di Baffin), gli scultori rappresentanti della scultura artica
dell'Inuit
attualmente usano vertebre di balena per raffigurare Giano a due facce, e questo è anche
considerato un modo di utilizzare forme naturali. Si ritorna quindi da così lontano alle
origini, e il cerchio si chiude...
BIBLIOGRAFIA
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