a mio padre Gioachino
in memoriam
Senofane di Colofone ( 565-470 a.C.)
"Non tutte le cose fin dai primordi gli dei svelarono agli uomini
ma col tempo cercando vanno trovando il meglio."
Ovidio (43-17 a.C)
Metamorfosi, libro I
"...la dea sentenziò: «Andando via dal tempio
velatevi il capo, slacciatevi le vesti
e alle spalle gettate le ossa della grande madre».
Lungo fu il loro smarrimento...
Ma a un tratto il figlio di Promèteo rasserena la sua sposa
con queste parole pacate: «O io m'inganno o giusto
è l'oracolo e non c'induce in sacrilegio.
La grande madre è la terra; per ossa credo intenda
le pietre del suo corpo: queste dobbiamo noi gettarci alle spalle».
...ubbidendo, lanciano pietre alle spalle sui loro passi.
E i sassi (chi lo crederebbe se non l'attestasse il tempo antico?)
cominciarono a perdere la loro rigida durezza,
ad ammorbidirsi a poco a poco e, ammorbiditi, a prendere forma.
Poi, quando crebbero e più duttile si fece la natura loro,
fu possibile in questi intravedere forme umane,
ancora imprecise, come se fossero abbozzate
nel marmo, in tutto simili a statue appena iniziate.
...
E in breve tempo, per volere degli dei, i sassi
scagliati dalla mano dell'uomo assunsero l'aspetto di uomini,
mentre dai lanci della donna la donna rinacque."
Ibrido e luoghi dell'ibrido
Iconografia dell'ibrido
Le narrazioni meravigliose
L'etnografia
Le più antiche testimonianze in scultura
IBRIDO E LUOGHI DELL'IBRIDO
Il tema della trasformazione, nel positivo e nel negativo, attraversa tutta la storia del divenire umano.
Da una trasformazione, appunto, avvengono creazione e ri-creazione dell'uomo, quale il passaggio tra le Ere successive, come attestano gli splendidi versi delle Metamorfosi di Ovidio, nell'episodio di Deucalione e Pirra, in cui si parla di diluvio ( i Greci menzionavano ben tre distruzioni successive ) e di pietre, scheletro della Madre Terra.
Senza trasformazione, non vi può essere sviluppo.
La storia , sia pure vichianamente intesa coi suoi corsi e ricorsi, è frutto di continue trasformazioni, che sovente si materializzano in simboli, veicolo della trasformazione stessa.
Spesso il contenuto di tali simboli è oscuro a coloro stessi che ad essi fanno ricorso, veicolando contenuti filogenetici e ontogenetici divenuti, o da sempre, inconsci.
Simbolo deriva del verbo greco sùmbolon, che significa intrecciare, mescolando insieme, come avviene nel confluire delle acque, l'evidente e il nascosto, e il nascosto può essere raggiunto solo attraverso ciò che si vede, quindi il significato e la sua espressione, il simbolo, appunto.
Ogni simbolo possiede due o più significati.
Appartiene all'ordine mentale, e al semantico, anche se non è di pertinenza del razionale nè della lingua, ma piuttosto della sfera sensoriale percettiva, la prima presente nell'essere umano.
L'ibrido (dal latino hybrida, incrocio tra razze o condizioni sociali diverse) è un'arbitraria giustapposizione di diversi elementi, animati e/o inanimati.
Un ibrido segna sempre un passaggio, da una forma data, esistente in natura, ad un'altra, che "contamina" la prima, partendo dall'immaginario stesso dell'uomo.
Il sogno è uno dei primi luoghi previlegiati dell'ibrido.
Significativamente, presso gli Egizi, sogno significava vegliare, ma anche svegliarsi, cioè accedere ad una realtà altra.
Nel 100 d.C., nel Papiro Insinger, sta scritto: "Il dio ha creato i sogni per indicare la via a colui che dorme, gli occhi del quale sono nell'oscurità" ( evidente collegamento con la pratica dell'incubatio, dal latino incubare, che significa dormire in un luogo, legata al culto degli dei ctonii).
Il sogno offre contaminazioni provenienti ditrettamente dall'inconscio, forme mascherate in cui si esercita la censura, con cui il direttore di scena del grande teatro del sogno mimetizza i suoi personaggi per consentire loro di venire alla ribalta. Sostituzioni e contaminazioni sono al servizio della condensazione, che è uno dei meccanismi principi del sogno individuati cento anni fa da Sigmund Freud (L'Interpretazione dei sogni, 1900).
L'affetto che investe il simbolo è rimosso, e chi si vale del simbolo quasi sempre ne ignora il significato più nascosto.
Tuttavia possiamo ipotizzare che, in origine, il simbolo sgorgasse, proprio come una polla d'acqua da cui zampilla una sorgente, dalle idee e dagli interessi più profondi, seppure inconsci, dell'uomo, quelli riguardanti se stesso, soprattutto come corporeità, e i propri più stretti parenti, la nascita, la sessualità e la morte.
Di inconscio si tratta, in quanto il movimento emotivo di base è, per definizione, indifferenziato, senza direzione, un movimento appunto di un'energia che preme per uscire in mille, appropriati, liberi rivoli.
Così, protetta dalla rimozione, la mente umana dei nostri progenitori metteva in rapporto due o più idee, creando il simbolo, espresso nel linguaggio rappresentativo dell'arte. Lo scopriamo oggi già dai primordi eguale, dovunque l'uomo del Paleolitico si sia recato ed abbia vissuto, come è poi sempre avvenuto, anche in riferimento a tempi, spazi e famiglie culturali diverse.
Già Freud riteneva che inizialmente vi fosse un'identità concettuale e linguistica riguardo a ciò che oggi è connesso simbolicamente .
Sicuramente, all'inizio, l'uomo deve aver colto con immediatezza semplificatrice e priva di sovrastrutture le "somiglianze" tra due oggetti/idee, operazione peraltro utile al fine di una rapida assimilazione di nuove esperienze, somiglianze che poi potevano essere intrecciate assieme dal simbolo.
ICONOGRAFIA DELL'IBRIDO
L'iconografia del "meraviglioso", del monstrum come prodigio, manifestazione di qualcosa di straordinario, spesso di divino, che può suscitare sia sbigottimento reverente che orrore, in particolare dell'essere mezzo uomo e mezzo animale, trova un terreno fertile nell'immaginrio dell'uomo: dai primi abitanti delle caverne fino agli abitatori delle stazioni orbitanti del nostro millennio, il mondo dei films, video, fumetti, videogiochi e giocattoli pullula di esseri ibridi, attualmente in gran parte ispirati all'iconografia dei tempi passati, arricchita da invenzioni cibernetiche e dalle suggestioni della sperimentazione scientifica stessa.
Recentemente, Christopher Chippindale, del Museo di Archeologia e Antropologia della Cambridge University, con Paul Tacon del Museo Australiano in Sydney, ha ricordato l'antichità di tali raffigurazioni in pittura, di cui è un ricco esempio la Grotta Chauvet, in Francia, datata a 30.000 anni fa.
A proposito del significato di queste figure ibride, G.H.Luquet postulava due interpretazioni, che non si escludono a vicenda: "esseri concepiti come aventi una natura ad un tempo umana ed animale, cioè delle divinità, oppure degli uomini rivestiti di un camuffamento animale corrispondente a delle pratiche cerimoniali che, come ci dicono i paralleli etnografici, avevano secondo ogni verosimiglianza un carattere magico-religioso" (Luquet, 1926). Il mascherarsi, come ad esempio in un’incisione della Madeleine su ciottolo con una figura maschile che ha in testa una maschera molto ben disegnata, a scopo magico, ha, secondo Luquet, potuto contribuire alla credenza in esseri divini ibridi, con poteri soprannaturali come postulati per gli sciamani.
In realtà, la rappresentazione degli ibridi mezzo uomo e mezzo animale, frequentissima in epoca storica, ha inizio ben precedentemente alle rappresentazioni in grotta maddaleniane.
E' verosimile che il significato di queste contaminazioni vada ricondotto all'uso rituale della raffigurazione, e partendo da tale origine si trova poi in tutti i tempi e in tutte le culture.
Tale tipo di raffigurazione, come vedremo, è ben rappresentata inizialmente dalla scultura del Paleolitico inferiore in pietra, "ossa della madre Terra", attivata dalla creatività umana nutrita dall'energia dell'inconscio.
Successivamente, incisioni e pitture in grotta testimoniano copiosamente l'esistenza di queste contaminazioni.
Un essere mezzo uomo e mezzo animale riconduce ad una idea di soprannaturale, vuoi per le dimensioni, vuoi per l'aspetto assolutamente inconsueto.
Bisogna tuttavia distinguere che, generalmente, l'ibrido con carattere religioso ha caratteri positivi, differentemente da quanto accade per il mito orrifico.
Nella mitologia classica, la progenie di Echidna, mostruosa donna con la parte inferiore del corpo serpentiforme, e di Tifeo, costituisce un ricco repertorio di mostri, a cominciare dalla Fig.1 Testa di Gorgone, placca in bronzo dorato del II secolo d.C, proveniente dalla Dacia traiana ( Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa )