uccelli
PALEOLITHIC ART MAGAZINE

LIGURIA



IL BIFRONTISMO CON GLI UCCELLI

Pietro Gaietto

Il bifrontismo è molto ricorrente negli studi delle religioni, e scarsamente tenuto in considerazione dagli studiosi d'arte, quindi, scarsamente presente nei libri d'arte, e perciò poco conosciuto.
Il bifrontismo è presente in quasi tutte le antiche religioni del mondo (ad eccezione di quei popoli che praticano "soltanto" la pittura)..
Il bifrontismo può essere verbale o iconografico.
Nella mitologia astrale delle Isole della Società (Polinesia), il Sagittario è "la stella rossa che splende di sera con due facce" (bifrontismo verbale)..
Il bifrontismo iconografico con più teste o più occhi è una peculiarità esclusiva degli esseri onniscienti, e quindi un segno univoco della loro natura celeste o solare o cielisolare.
Quando il numero delle teste aumenta a dismisura (cinquanta teste, molte mani, ecc. in una stessa opera), e assume l'aspetto della mostruosità, come nell'arte dell'India e dell'Asia estremo orientale, allora la natura del soggetto raffigurato diventa demoniaca, e comunque, la sua collocazione è nelle civiltà evolute dei tempi storici..
Le raffigurazioni antropomorfe o zooantropomorfe bifronti in scultura, sono interpretate come divinità onniscienti o onniscienti-onniveggenti, e questo presso le prime civiltà storiche. Per il Paleolitico si possono fare ipotesi simili.
Il bifrontismo zooantropomorfo è quello meno diffuso, e la parte animale è prevalentemente costituita da teste di grandi mammiferi. Assai rare sono le teste di uccelli.
In questa relazione presento due sculture bifronti con testa umana e testa di uccello, una dell'antico Messico, e l'altra del Paleolitico medio-superiore della Liguria, in quanto le ho ritenute molto affini.

L'UOMO E IL PAPPAGALLO.

La scultura di Xochicalco (Messico) (Fig. 1) è in basalto. Misura cm. 56,5 di altezza e cm. 38 di larghezza, ed è datata variamente tra il 600 e il 900 d.C., oppure tra l'856 e il 1168 d.C.

Fig.1 Scultura zoomorfa bifronte di Xochicalco


Fig.1 Scultura zoomorfa bifronte di Xochicalco

Le opinioni sulla sua interpretazione iconografica sono due :

1) Gli archeologi del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico (dove è conservata) sostengono che si tratti di una "testa di pappagallo".
Il guacamaya, o macao, o ara è un uccello raro, connesso al CULTO DEL SOLE.

La datazione più probabile di questa scultura, secondo gli archeologi messicani, è il secolo XII per i "caratteri della forte stilizzazione tendente all'astratto ed all'emblematico".

2) La mia opinione è diversa. Io sono convinto che questa scultura raffiguri una testa umana e una testa di pappagallo unite per la nuca con sguardo in direzione opposta; quindi, una scultura zooantropomorfa bifronte.
La scultura è traforata, e parzialmente svuotata all'interno.

In questa scultura ci sono due differenti stili : uno di tipo geometrico per la testa umana, e uno di tipo non geometrico per la testa del pappagallo. Certamente, i due stili per tradizione sono collegati, uno all'umano e uno all'animale, in raffigurazioni separate.

La testa del pappagallo è più particolareggiata della testa umana. Questa è una norma in tutte le sculture zooantropomorfe del Paleolitico. La testa del pappagallo, infatti, ha il becco, sia della parte superiore, che della parte inferiore, cioè la mandibola; e anche la lingua, che dalla fotografia, sembra ricavata da una pietra di colore scuro inserita appositamente. Al contrario la testa umana non ha la bocca.

Questa lingua del pappagallo è stata collocata, in parti uguali, tra la testa dell'uomo e la testa del pappagallo e, anche se dalla linea in rilievo che divide le due teste, è chiaro che la lingua appartiene al pappagallo, da adito all'ipotesi di rappresentazione di "unica divinità", cioè di un tutt'uno spirituale.
Il retro della scultura è uguale in vista laterale, come in fotografia, ma è assente la lingua. Non so se la lingua che manca, sia voluta dall'artista, oppure se si sia persa per danneggiamento; cioè se potevano esserci due lingue.

Sia nella testa del pappagallo, sia in quella umana, i due estremi si restringono; cioè c'è un maggiore spessore della scultura al centro, che si restringe ai due lati opposti, che sono il becco e la faccia dell'uomo.

L'occhio del pappagallo è sul becco, ma tenendo conto della deformazione stilistica, è come se fosse sulla testa; l'artista di quel tempo era come l'artista d'oggi, in quanto "inventava " variando il naturale. Era la moda del tempo.

Coloro che sostengono che questa scultura sia "soltanto" una testa di pappagallo, potrebbero anche sostenere che gli occhi del pappagallo siano invece delle "narici", e quelli che io considero gli occhi dell'uomo, siano invece gli occhi del pappagallo. Questo per me è impossibile, in quanto, anche nelle deformazioni stilistiche spinte al massimo, dato che il tema è figurativo, si deve poter capire la figura, e ciò che rappresenta, come se la figura (umana o animale) non avesse nessuna deformazione stilistica.

L'arte si divide in due sole parti : figurativa e astratta. L'arte astratta nell'antichità serviva per la decorazione.

Questa scultura, nel lato senza la lingua, si può vedere nel sito del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico.

Le sculture zooantropomorfe bifronti della Liguria, del Messico e di ogni altra parte del mondo, oggetto di questi studi, in ogni tempo costituiscono sempre un'unica divinità, ma una delle due parti che la compongono può avere, o assumere successivamente, un'importanza maggiore.

La testa umana nella scultura di Xoachicalco è caratterizzata dal grande occhio, contro il piccolo occhio del pappagallo (proporzioni di rapporto che sono naturali); ma ciò che distingue ulteriormente la testa dell'uccello rispetto a quella dell'uomo, sono le incisioni sulla faccia dell'uomo. Queste incisioni possono dare adito ad alcune interpretazioni, sulla base di materiale che si potrà trovare da mettere a confronto. La mia opinione, attualmente, è quella che si tratti della raffigurazione delle piume dell'uccello sulla faccia dell'uomo, e la raffigurazione di queste piume è completamente inventata, e rientra nello stile di moda di quel tempo.

Nella testa umana si può ravvisare una quota di divinità che scende di valore, ma anche una divinità antropomorfa che si "animalizza", cioè uno di quegli esseri raffigurati che definisco "animali umanizzati". Un esempio di raffigurazione di "animali umanizzati" sono certe maschere lignee africane, che sono costituite da una faccia umana in stile imitativo del reale, e con le orecchie non umane, ma di un felino. Quindi, la testa umana potrebbe essere di uomo animalizzato, in quanto ha il volto "piumato".

La testa del pappagallo, per altro verso, ha dei tratti che lo avvicinano all'uomo, quindi, degli indizi notevoli di "animale umanizzato". Questi tratti, pur nella difficoltà che il lettore profano può recepire per lo "stile dell'opera", sono costituiti da tre componenti :

- il becco superiore, che anzichè essere curvo come quello del pappagallo, scende verticalmente come un naso umano, anche se con deformazione stilistica;

- la bocca aperta con lingua fuori che è smorfia umana (tanto più che il becco è chiuso). Questa lingua è certo che appartiene al pappagallo, in quanto rientra nella linea scolpita in rilievo che separa le due teste.

- la struttura verticale della testa, anche se si tratta del solo becco, che ha un'impostazione più vicina alla testa umana, che non alla testa di un pappagallo.

Questa scultura, quindi, non è la semplice raffigurazione di una testa umana unita per la nuca a una testa di pappagallo, ma è una testa umana animalizzata unita a una testa di pappagallo umanizzato, almeno questa è la mia opinione.

L'UOMO E IL GABBIANO REALE

La scultura zooantropomorfa bifronte di Vesima (Genova, Italia) (Fig. 2) è ricavata da una roccia grigio verde, ed ha una forte patina di colore marrone chiaro dovuta agli acidi del terreno. E' stata trovata in giacitura secondaria, a circa 150 metri sul livello del mare nella montagna che scende sul mare della Liguria. Misura cm. 28 di lunghezza, cm. 18 di altezza, ed ha uno spessore massimo di cm. 8. Pesa kg. 3,700. La sua attribuzione culturale è il Paleolitico medio superiore.Raffigura una testa umana unita per la nuca ad una testa di uccello, con sguardo in direzione opposta. L'uccello è considerato un gabbiano reale, sia per la forma del becco, sia per la fronte. Il gabbiabo reale (Larus argentatus) è il più grande dei gabbiani. Ha grande apertura alare, è ottimo volatore e nuotatore; ancor oggi è stazionario sulle coste della Riviera ligure.

Fig.2 Scultura zooantropomorfa bifronte di Vesima


Fig.2 Testa umana e testa di gabbiano reale
(l'occhio del gabbiano reale è stato colorato, in quanto il graffito è fluitato, e non si vede in fotografia)

Fig.2 Scultura zooantropomorfa bifronte di Vesima
( il calcare è dovuto agli acidi del terreno)

Fig.2 Scultura zooantropomorfa bifronte di Vesima
( vista frontale del becco del gabbiano reale )

Fig.2 Scultura zooantropomorfa bifronte di Vesima
( vista dall'alto: becco del gabbiano reale a sinistra )

Questa scultura è lavorata da ogni parte (vista frontale come fotografata, sopra e sotto, mentre il retro è piatto). Ha una lieve fluitazione da rotolamento alluvionale.

La scultura di Vesima non ha una base, come non ce l'hanno quasi tutte le sculture del Paleolitico, quindi il suo orientamento è variabile. Questo vale anche per l'orientamento della scultura in fotografia.

L'orientamento della scultura riguarda l'orientamento degli sguardi, ed ha significati diversi, se lo sguardo è rivolto in avanti, oppure verso l'alto, oppure verso il basso.

Nella scultura paleolitica, in genere, lo sguardo verso il basso rappresenta un defunto o un teschio, e questo si desume da quelle sculture antropomorfe bifronti, dove l'altra testa è inequivocabilmente con sguardo in avanti: queste sculture raffigurano unite mezza testa (faccia) in vista frontale con mezza testa con profilo laterale.

Il posizionamento di questa scultura sul terreno era certamente orizzontale, in quanto la scultura sul retro non ha raffigurazione, cioè è piatta, contrariamente alle "veneri" paleolitiche, che sono scolpite a tutto tondo, e che, probabilmente, come altre statuine messicane "senza piedi", venivano tenute in posizione verticale infilate nel terreno.

Le due teste (l'uomo e il gabbiano reale) hanno due differenti stili, che certamente sono conseguenza di due diverse tradizioni.

La testa umana ha uno stile che tiene conto delle proporzioni del cranio, ma l'occhio non è raffigurato, ed è sostituito da un' ampia zona orbitale. Il naso è integrato nel profilo della faccia. La bocca è assente. L'orecchio non è mai raffigurato nelle sculture paleolitiche, e neanche in questa.

Lo stile tiene conto delle proporzioni della testa, ma non è realistico. Comunque, questo profilo laterale di testa umana ha una sua solennità, che potrebbe celebrare il silenzio, cioè la rappresentazione di un defunto.
Per quanto riguarda l'aspetto fisico studiato dall'antropologia , per tradizione bisecolare, attraverso i teschi umani, anche la testa umana di Vesima può dare notizie che riguardano questa disciplina. La testa umana, infatti, ha dei tratti che la avvicinano ad un ipotetico Homo sapiens di tipo arcaico, ma anche ad un Homo sapiens neanderthalensis con caratteri misti di Homo sapiens sapiens, e questo si deduce dalla fronte e dalla mandibola nel lato inferiore. Dato che il profilo della faccia, dalla parte superiore del naso al mento, è molto assottigliata, non è escluso che nel rotolamento alluvionale abbia perso qualche frammento di roccia, cioè che la faccia scolpita sia deteriorata in quel punto, quindi, non ci sono certezze nell'interpretazione dell'aspetto fisico di quest'uomo.

La testa del gabbiano reale nella scultura bifronte di Vesima è in stile molto realistico, e bene proporzionata. Il becco è raffigurato soltanto nella parte superiore, mentre manca la mandibola, ma tuttavia, è più efficace visivamente di un becco completo. Questo becco è accuratamente scolpito, ed incavato nella parte sottostante.

La testa del gabbiano reale, nella parte superiore, è molto proporzionata al naturale, in quanto c'è la "fronte", cioè quella parte frontale della testa che si innalza dal becco. Questo anche secondo l'opinione di ornitologi del Museo di Storia Naturale di Genova.L'occhio è graffito in forma di rombo, un poco danneggiato dal rotolamento, ma perfettamente centrato nella testa del gabbiano, come nel naturale.

Il graffito dell'occhio (incisione per sfregamento) rientra in una tecnica, che tipologicamente è diversa dalla tecnica di scolpire, che modella la forma di questa scultura litica. Quindi, in questa scultura sono presenti due diverse tecniche di lavorazione.

L'occhio del gabbiano è laterale; mentre l'occhio (la zona orbitale, cioè l'avvallamento che sostituisce l'occhio) nella testa umana è frontale. Le due teste,infatti, sono in vista laterale, ma con il rilievo, sono anche semifrontali.

La testa di questo gabbiano reale, inoltre, oltre alla raffigurazione laterale, ha una accentuata raffigurazione frontale, in quanto il becco appuntito da 7 cm. di larghezza giunge in punta ad uno spessore di 1 cm. verso il centro; cioè il becco si assottiglia dalle due parti.

La fronte è larga 5 cm., e tutto il becco si restringe dal basso verso l'alto, come un normale becco di gabbiano. In questo becco, inoltre, vi è rimarcata la forma della parte di pelle che unisce il becco alla testa, che si riscontra con più evidenza nei nidiacei, in quanto ha un colore chiaro.

In questa scultura la testa del gabbiano reale ha dimensioni superiori (secondo le proporzioni naturali) della testa umana. Cioè, mentre la testa umana scolpita è più piccola del naturale, la testa del gabbiano scolpita è più grande del naturale, ma qui sono raffigurati nelle stesse dimensioni.

AFFINITA' TRA LE DUE SCULTURE

1) Le due teste di uccelli, che in natura sono più piccole della testa umana, in queste sculture hanno la stessa dimensione della testa umana.

2) Le teste degli uccelli sono più realistiche delle teste umane abbinate.

3) Le teste degli uccelli hanno un diverso stile, dallo stile delle teste umane.

4) Le teste umane non hanno la bocca.

5) Le teste umane non hanno orecchie.

6) Le teste umane sembrano teste di defunti, in quanto non hanno espressione.

IPOTESI PER L'INTERPRETAZIONE

1) Il bifrontismo iconografico è collegato a delle divinità celesti o solari o cielisolari.

Queste due sculture zooantropomorfe bifronti, secondo l'ipotesi più condivisa, dovrebbero essere divinità, se si applica la stessa interpretazione delle sculture antropomorfe bifronti, cioè quelle che uniscono due teste umane.

A questo si deve aggiungere che il guacamaya o macao o ara è un pappagallo connesso al "culto del sole", quindi anche la raffigurazione in scultura di un pappagallo deve rientrare in questo culto.
2) Queste due sculture, invece, potrebbero rientrare nel culto dei defunti, in quanto le due teste umane, essendo inespressive, si possono interpretare come teste di morti.
L'unione della testa di uccello a quella umana, potrebbe significare, il viaggio del defunto in cielo, trasportato dal volatile.
In ogni caso, non è un rito come la sepoltura dei defunti, ma queste sculture possono rientrare in un culto dei defunti collegato al raggiungimento della divinità in cielo. Con questa ipotesi l'uccello non sarebbe un dio, ma sarebbe sacro come un angelo dei tempi storici.

CONCLUSIONE
Nell'evoluzione dell'arte dal Paleolitico ai tempi storici e attuali è necessario tenere conto delle componenti che mutano, di quelle che non mutano, di quelle che sono presenti, e di quelle che sono assenti.

Gli uomini del Paleolitico in Liguria non potevano raffigurare pappagalli, perchè non c'erano.

Oggi, nei Santuari del mondo, le statuine di divinità, in vendita ai fedeli, sono in plastica; un materiale nuovo, che nei trascorsi millenni era assente.

Arte e religione sono presenti da sempre, cioè dall'inizio del Paleolitico.

Nel Paleolitico e nei tempi storici, l'arte è prevalentemente al servizio della religione.

L'uomo ha più interessi nella religione che nell'arte.

Le religioni hanno più componenti, di quante non ne abbia l'arte.

Alcune componenti delle religioni sono antichissime, e sono rimaste immutate per decine di migliaia di anni, come si desume dalle sculture di Vesima e di Xochicalco.

L'arte ha fatto dei progressi tecnici (nella lavorazione), e dei progressi spirituali (nella composizione dell'opera).

Negli aspetti spirituali dell'uomo, oltre alla religione, tra gli altri, si deve considerare anche il "pensiero" per la progettazione e la composizione dell'opera d'arte, e questo a partire dall'inizio del Paleolitico.





Index

HOME PAGE

Copyright©2000-2002 by Paleolithic Art Magazine, all rights reserved.