PALEOLITHIC ART MAGAZINE
AMERICA
L'ANTICA CERAMICA ZOOANTROPOMORFA DEL
MESSICO IN RELAZIONE ALLA SCULTURA LITICA ZOOANTROPOMORFA DEL PALEOLITICO EUROPEO
Pietro Gaietto
Fig 1 Maschera del Messico
Courtesy Prof.Gian Carlo Bojani direttore del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Le due ceramiche zooantropomorfe, che prendo in esame, sono considerate "maschere",
ma non sono "maschere" che venivano usate per mascherarsi, anche se possono derivare
da "vere maschere", come ne sono state trovate in legno, di tipi simili, nell'Africa equatoriale.
Una maschera
Fig 1 Disegno della scultura in ceramica
raffigura un volto per metà umano con capigliatura, occhio ellittico
con pupilla centrale, orecchio con lobo perforato, naso e bocca aperta; l'altra metà
rappresenta un felino o un cane con occhio tondo forato. Alt. cm.22,8, largh. cm. 20.
(Messico centrale, III sec. a. C. - III sec. d. C. Periodo Preclassico superiore.)
( Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. Italia)
L'altra maschera
Fig 2 Disegno di una scultura in ceramica
raffigura un volto per metà di un uomo vivente, l'altra metà
un teschio. L'occhio e la zona orbitale sono forati. Alt. cm. 8,5, largh. cm. 7,3.
(Tlatilco,
Messico, Periodo Preclassico medio.) (Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico.)
Questa maschera viene descritta nel Museo come
rappresentazione del dualismo vita - morte.
Le affinità tra le due maschere sono costituite dalla rappresentazione del la lingua fuori
dalla bocca. Nella testa di animale (Fig. 1) la lingua appuntita mi sembra umana, mentre
nella testa umana (Fig. 2) la lingua mi sembra di cane, in quanto ha eguale larghezza per
tutta la lunghezza, e fuoriesce toccando il mento. In queste mezze facce (per la lingua)
c'è un misto di animale - uomo (Fig. 1), e uomo - animale (Fig. 2). Inoltre, in entrambe
le maschere, le lingue sono a sinistra. Può essere una coincidenza, ma può avere un
significato, se ne esistono altre, e tutte hanno la lingua a sinistra.
Nell'etnografia tibetana la lingua fuori dalla bocca, e le mani in avanti con i pollici
alzati, è una forma di saluto. Quindi, tra le interpretazioni di queste maschere, per
quanto riguarda la lingua fuori dalla bocca, bisognerà tenere in considerazione anche
il "saluto".
La mezza testa (Fig. 2), che raffigura il teschio, e rappresenta la morte, a mio avviso
non raffigura un teschio umano, ma un teschio di mammifero. Questo la deduco dalla
protuberanza a destra nella zona dell'orecchio dei mammiferi, e dalla grande zona
orbitale. Tuttavia i denti hanno dei tratti umani, e quindi, si può considerare il
teschio di un "animale umanizzato".
Questi tipi di raffigurazioni zooantropomorfi rientrano nel bifrontismo.
Le raffigurazioni bifronti si trovano in tutti i tempi, e in quasi tutto il mondo.
Le raffigurazioni antropomorfe bifronti sono in maggior numero e, generalmente,
uniscono due teste con sguardo in direzione opposta, di cui la più nota è Giano bifronte.
L'origine del bifrontismo è nel Paleolitico inferiore, e si protrae ininterrottamente
fino ai tempi storici.
Il bifrontismo, nel Paleolitico, si riscontra solo nella scultura dell'Europa occidentale,
perchè qui sono state fatte intense ricerche, ma è probabile che sia presente anche in altri continenti.
La scultura zooantropomorfa bifronte del Paleolitico unisce per la nuca una testa di animale
a una testa umana, generalmente, con sguardo in direzione opposta. Altre, assai rare, come
quella che qui presento, uniscono mezza testa di animale a mezza testa di uomo con sguardo
in avanti, come le due maschere messicane.
Questa scultura è stata reperita dal Prof. Leslie Freeman dell'Università di Chicago e da
archeologi spagnoli a El Juyo, Santander in Spagna. (ora conservata al Museo di Altamira).
La scultura litica di El Juyo raffigura in modo un po' grossolano mezza testa umana con
barba e baffi, a mezza testa di felino
Fig 3 Disegno della scultura in pietra
Interpretazione della scultura
E' alta cm 35, larga cm.32,5, spessa cm.22,5.
La scultura non ha piedistallo, come non lo hanno le due maschere messicane.
E' realizzata su un blocco di pietra con una fessura naturale a metà, un'altra spaccatura vicino alla base, con un fossile incrostato su un lato.
Nella metà del volto umano a destra, il fossile e la fenditura suggeriscono un occhio e la bocca sorridente.
I solchi incisi presso l'occhio, e altre linee che si estendono dalla bocca, e che attraversano il volto, indicano labbra e denti.
Un'asportazione di materiale, prodotta da un colpo deciso, produce un secondo occhio e un naso, denti, baffi; l'attaccatura dei capelli e la barba sono stati scolpiti nella pietra con segni lineari. Il labbro e il mento sono punteggiati con file di puntini neri.
Nella parte sinistra è raffigurato mezzo muso di felino, in quanto ha un condotto lacrimale molto inciso, un lungo muso volutamente lisciato, che termina in una incisione triangolare, che forma il naso dell'animale. Ha una zanna sporgente, e linee di puntini neri per indicare il pelo sul muso.
Gli scopritori pensano si tratti di un leone o un leopardo, che vivevano a El Juyo 14.000 anni fa.
Questa scultura è stata rinvenuta all'imboccatura di una caverna. Questo luogo, dagli scopritori, è considerato un "tempio", in quanto è composto da un altare, costituito da un monolito del peso di quasi una tonnellata in posizione orizzontale, posto su un cumulo di terra alto quasi un metro, contenente resti di probabili "offerte".
Di fronte all'altare era posta questa scultura bifronte.
La caverna di El Juyo è il "tempio" più antico che si conosca.
L'attribuzione culturale è il Paleolitico superiore, e la datazione è di 14.000 anni fa.
Nello studio delle religioni dei periodi storici le raffigurazioni bifronti sono considerate rappresentazioni di un dio onnisciente-onniveggente. A mio avviso, quindi, anche le due maschere messicane potrebbero rappresentare un dio.
La scultura zooantropomorfa bifronte di El Juyo è da considerarsi di epoca maddaleniana, ma non di civiltà maddaleniana, in quanto i Maddaleniani dipingevano solo animali nelle grotte, non avevano scultura litica, non avevano altari, e avevano un tipo di culto non legato a un dio.
Il grande monolito che costituisce l'altare nella caverna è all'origine dei "templi" all'aperto.
Gli uomini di El Juyo non hanno ancora un nome, in quanto non sono Maddaleniani.
Bibliografia
- Ceramiche precolombiane di Antonio Guarnotta, Museo Internazionale delle
ceramiche in Faenza, Catalogo generale a cura di Gian Carlo Bojani, 1985
- Prescultura e scultura preistorica, P.Gaietto, Genova, 1982
- "Un santuario intatto : El Juyo", L.G.Freeman, R.G.Klein, J.G.Echegaray in Miti e
riti della preistoria a cura di F.Facchini e P.Magnani, Jaca Book, Milano, 2000
(tratto da Stone age sanctuary, Natural History 8/1983, pp.47 - 52)
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